sabato 27 aprile 2013

QUEENSLAND: the Place to Be - MORETON ISLAND

Seconda tappa dal Queensland!
Sfruttando il potentisssssimo wifi messo a disposizione dall'ostello che puzza di muffa, prenotiamo all'ultimo il traghetto per Moreton Island. L'isola si trova proprio poco al largo dalla costa, ma arrivare all'imbarco si rivela essere un'impresa impossibile. Non esistono mezzi pubblici che arrivano al porto...wtf??? Passo ore sul sito dei mezzi di trasporto locali e alla fine chiedo anche aiuto alla reception, ma nessuno sembra venirne a capo. Dovremo prenderci un taxi. Sudiamo freddo solo all'idea. E infatti non sbagliavamo: 75fuckingbucks. Vaaaabbè. Anche in questo caso abbiamo aiutato il mondo sfamando una famiglia indiana di 10 bimbi e 5 nonni, il taxista sembrava la versione indiana di Poncharello con tanto di occhiale a specchio (ecco Poncharello, per i giovani ignoranti che non lo conoscono).
Salvo poi sentirci dire dalla gentilissima tizia all'imbarco "per il ritorno vi conviene prendere il taxi solo per farvi portare alla stazione qui vicino, c'è una linea di treni che va diretta a Brisbane". Evidentemente la muffa imperante nell'ostello ha invaso anche i neuroni di chi ci lavora... 

Saliamo a bordo di un classico traghetto che viene preso d'assalto da un mega gruppo di ragazzini che salutano svogliatamente i genitori esaltati (mi fa un sacco ridere lo scazzo perenne dei 15enni e lo schifo dipinto in faccia quando rispondono a monosillabi ai genitori...). Moreton Island è una classica meta per il campeggio isolato in mezzo alla foresta e quest'orda di ragazzini armati di sacchi a pelo mi fa tornare in mente bellissimi ricordi. Il BB invece li odia, ovviamente, fanno casino e sono tutti brutti. Ok...

Oltre che per il campeggio estremo, l'isola è frequentata dai divers, dai pescatori amatoriali e da chi si diverte a sgasare con le 4WD sulla spiaggia. L'isola è una delle più grandi al mondo formata di sola sabbia e si può percorrere solamente con mezzi a quattro ruote motrici: anche il traghetto attracca direttamente sulla spiaggia, nemmeno un mozzo in terra a cui legare la corda. Le jeep scendono dalle rampe e le ruote ruoteggiano direttamente sulla sabbia. Resto un po' in bilico tra la mia parte naturalista e intransigente e la parte che pensa"che figata". Non ho ancora capito se vorrei mettere fuori legge i veicoli sull'isola o farmi un giro pure io. Resterò nel dubbio perenne di questa schizofrenia.

La cosa che mi piace, è salire a bordo e vedere le famigliole locali, che durante un normalissimo sabato anzichè caricarsi i bambini e andarsi a chiudere in un maledetto centro commerciale a girare per vetrine, qui se li caricano sul traghetto e fanno la gita al di là della baia. O vedere i ragazzotti che anzichè passare il sabato pomeriggio all'autolavaggio a lustrare la macchina, partono con la canna da pesca. 

Riflessioni a parte, ecco le foto:








E i relitti. Probabilmente sono i primi relitti che vedo in assoluto, e il fatto che siano stati affondati appositamente qui in fila per creare un frangionde scenografico non me li rende meno affascinanti. Sì ok forse un pochino, non posso più immaginarmi il mare in tempesta e l'equipaggio che lotta. 
Ma chissenefrega, sono i miei primi relitti e sono comunque fikissimi!



E una foto dalla rete che rende meglio l'idea:


L'isola è per il 95% un parco naturale, c'è solo un resort e un minuscolo insediamento abitativo di 5-6 famiglie. Quello che continua a stupirmi, è la capacità di sfruttare a pieno le risorse naturali per attirare turisti, senza mai fotterle completamente. Tutto ciò che abbiamo visto finora lo abbiamo sentito vero. Le strutture ricettive, dove ci sono, sono ridotte al minimo e ben nascoste nella vegetazione. Tutto il resto è solo natura da esplorare sempre sotto l'occhio vigile di chi tutela il patrimonio. Ne abbiamo da imparare.

domenica 21 aprile 2013

KANGAROO ISLAND!!! - Part 2

Kangaroo Island non è finita con l'idillio degli animaletti coccolosi. Sull'isola non c'è NIENTE, ma in realtà c'è di tutto...o per lo meno tutto ciò che cerchi quando decidi che ne hai abbastanza della società.

La sera in camera riguardo le foto quando il BB rientra dicendomi "oh, c'è uno che ti vuole conoscere"...esco dalla camera e faccio anch'io conoscenza con Oliver, un ragazzo tedesco che passa in Australia per la 4° volta, dopo aver fatto un master a Sydney. E' a Melbourne a trovare degli amici ma loro hanno lezione quindi è dovuto venire sull'isola da solo. Ha affittato una macchina e ci propone di andare con lui il giorno seguente. La cosa bella di questi viaggi è che talvolta non programmi niente, come si dice "go with the flow", e il flusso automaticamente ti modella attorno le opportunità che ti servono, senza che tu faccia il minimo sforzo. Avremmo dovuto andare a cercare un car rental, invece l'auto è venuta da noi. Mi sembra un po' di essere in The Beach e mi aspetto che Oliver tiri fuori una mappa nascosta per raggiungere chissà quale posto segreto. E' una bella sensazione. Almeno per me, che non riesco a programmare nemmeno dalla mattina alla sera. Forse l'autistico BB apprezza di meno il "go with the flow", ma questa volta per qualche strano motivo ci si lascia andare easy.

La mattina seguente saliamo quindi a bordo di AMY e iniziamo la perlustrazione del bush isolano, in direzione di Seal Bay. Sì i leoni marini li abbiamo già visti nella puntata precedente, ma quelli erano New Zealanders, questi sono Australiani, sono diversi e ci si arriva più vicino.
Come dice Oliver "you can smell them before you see them"...questi ammassi di ciccia informe puzzano da fare schifo. Ma sono tanto carini ^_^. Si rotolano, strisciano, stanno immobili al sole con quelle faccette sorridenti da sembrare finti. E si sono scelti anche una spiaggia mica male!







Ci affidiamo quindi sempre a Oliver e ai suoi piani per la giornata, e ci porta a Vivonne Bay.
Qui le immagini parlano da sole.






Vento fantastico, acqua cristallina, sabbia finissima, cielo blu e NESSUNO a parte un paio di pescatori e un piccolo giocoso pitbull, Tom. Cerchiamo di riempirci gli occhi di tutti quei blu, ma non sarà mai abbastanza. La parola esatta è overwhelming. Potresti stare lì ore solo ad ascoltare il vento, osservare le nuvole e ricorrere le onde. In effetti c'è chi lo fa, in accoppiata con il "go with the flow" e "no worries".  Ogni tanto qualche squalo interrompe il loro sogno lucido. Ma solo per qualche frazione di tempo, poi tornano a farsi trasportare dal vento e dal tempo.

Per noi invece il tempo stringe, e proseguiamo la perlustrazione incuriositi dal nome sulla mappa "Little Sahara". Pensiamo "bah, saranno due dune di sabbia buttate lì per i turisti". Parcheggiamo nel solito bush e ci addentriamo, incrociando gente carica di tavole per il sandboard. Vediamo le prima duna, in mezzo alla ispida boscaglia australiana, la risaliamo, convinti in cima di vedere di nuovo bush, invece...la sabbia continua a perdita d'occhio...un'altra duna più alta e poi ancora fin dove riusciamo a buttare la vista. Il vento qui è padrone assoluto e osservare i granelli di sabbia che scintillano via sulla cresta dell'onda sabbiosa è ipnotico. E' un altro posto assolutamente magico, disturbato solamente dalla immancabile comitiva di ragazzini cinesi che ovviamente non fanno altro che farsi video e foto e strillare. Non pensavo che camminare sulla cresta di una duna di sabbia potesse essere tanto interiorizzante. Forse è il vento che col suo incessante sibilo rende impossibile sentire altri suoni e ti rintana nel tuo io, forse è che da lì sopra ti sembra davvero che allungando le mani tu possa toccare quel blu nel cielo (non ho mai visto un blu così blu), forse è che (cinesi a parte) intorno per km non c'è veramente NIENTE  e NESSUNO, o forse sono solo io che vedo un po' di mistico in tutto ciò che è natura. Anche qui, potrei sedermi in cima alla duna e ascoltare per ore la voce del vento. Ma i maschi sono meno mistici ed eterei, hanno uno stomaco da riempire. Poveri mortali ;)



A me non resta che immaginare l'effetto che potrebbe farmi essere nel Sahara vero.

La giornata è volata, non ci resta che salutare e ringraziare Olli per le chiacchiere (e io lo ringrazio per la pazienza e l'aplomb dimostrata nel sopportare le scemenze del BB...) e pensare "non voglio andare via". Qui in mezzo al niente abbiamo iniziato a percepire il senso di quello che stiamo facendo, ed è troppo presto per tornare in città. Ma questi sono gli svantaggi nel non obbedire al "go with the flow". Abbiamo un piano di viaggio da seguire. Per ora il flow deve aspettare.

Stufi di hamburger e patatine in supersize, visto che qui nella deserta Kingscote non esiste altro, ci procuriamo nell'unico negozio di alimentari alcune cups di noodles a cui aggiungere acqua bollente. Sono probabilmente pessimi, ma ci sembra già CIBO.


Domani ripartiremo a malincuore.
Altro aereo, altro fuso, altro da scoprire a...non vi diciamo qual'è la prossima tappa. Lo scoprirete.
Ma Kangaroo Island sarà sempre con noi, e la cercheremo altrove, in tutti gli altri luoghi del mondo dove finiremo prima o poi. Kangaroo Island ormai è una sensazione interiore che non vogliamo dimenticare.












venerdì 19 aprile 2013

KANGAROO ISLAND!!! - Part 1

Abbiamo finalmente finito di scroccare ospitalità al buon Paul e cene ai canadesi...saliamo sul 3° aereo degli innumerevoli che ci toccheranno, stavolta si vola Virgin e atterriamo ad Adelaide, dove smolliamo semplicemente il bagaglio pesante in un armadietto, mangiamo un muffin salato che ci lascerà la fiatella al porro per tutto il giorno e risaliamo poche ore dopo su un affare microscopico a pale con cui raggiungiamo in soli 20 minuti Kangaroo Island. L'ho temuto per mesi, sto maledetto insetto volante ma nonostante il fortissimo vento e le nuvole in quota, si è comportato ottimamente e a parte qualche scondizolio in fase di rullaggio non ha fatto una piega.


Kangaroo Island. Allora, qui li vedremo i canguri?!?!?
Collassiamo nel Seaview Motel, che ci rendiamo conto essere realmente fronte mare solo al mattino, perchè qui a Kingscote non ci sono lampioni né illuminazione notturna di nessun genere. Il che è una gran cosa perchè passeggiando di sera si vede una quantità di stelle che solo in alta montagna ho visto, inclusa la Via Lattea. Il che, condito dalle onde e dal vento di mare, è semplicemente meraviglioso.
Il giorno successivo partecipiamo al tour dell'isola organizzato probabilmente dalla bocciofila locale. Il più giovane è la guida, che deve avere 65 anni. Nato e vissuto a Sydney, quando è finalmente andato in pensione ha deciso che ne aveva abbastanza della città e si è rifugiato qui. Mica male. Sembra un po' un Clint Eastwood in Gran Torino, ma vestito da boy scout in blu e con il nome scritto sulla targhetta. Gran tipo.

Prima tappa: distilleria di eucaliptus. Io pensavo ci portassero ad alcolizzarci già alle 9 del mattino, invece distillano un olio essenziale che serve praticamente a tutto. Peccato. Ma non dubito che esista anche il liquore di eucaliptus, e non me ne andrò di qui senza averlo assaggiato.
Il proprietario della distilleria è nato e cresciuto sull'isola e quando ripartiamo col pulmino ci saluta con un “and good luck with your reality, when you'll go back there”. Della serie, poveri sfigati. Approvo e sottoscrivo.
Tra l'altro possiede anche un emu, una femmina chiamata Lucy, ribatezzata “the bitch” dopo che ha ucciso a testate il suo compagno, non si sa perchè, ribattezzata più di recente Julia (come contestazione al primo ministro australiano...).


Seconda tappa: qui arriva il bello. Parndana Wildlife Park. 
WILDLIFE. Finalmente. Zero chiacchiere, solo foto.
















I canguri sono mobbbbidissimi! Pensavo che il pelo fosse ruvido, invece è incredibilmente soffice. Quello albino poi...era come il mio Harukino <3. Abbiamo anche scoperto che in tempi passati squartavano i koala per farci dei guanti fashion che venivano esportati in grosse quantità in Europa. Per fortuna ci siamo evoluti. Ora i koala sono troppi, ma cercano di limitarne il numero sterilizzandoli (costo: 8 milioni di $, l'evoluzione ha spesso un costo salato). Ne abbiamo trovato uno di questi, che vengono marchiati con una targhetta rossa, comodamente seduto AL CENTRO della strada. Il minivan gli ha inchiodato proprio davanti e non ha fatto una piega. E' sceso un tizio a farlo andar via ma lo guardava assonnato e incapace di comprendere cosa volesse quel rompiscatole. Solo con un paio di pacche sul culone è corso via ^_^

Ah. E poi lei. Joey. Una piccola cangurina di due mesi che è stata abbandonata dalla mamma, ora coccolata al Parndana. L'abbiamo tenuta in braccio mentre ci annusava e ci guardava con due occhioni infiniti, più grandi di lei. Minuscola. Incredibile. Mi ha uccisa.

 








Mio malgrado dobbiamo proseguire.
Ci fermiamo a pranzare in un resort in mezzo al bush dove troviamo un biondissimo ragazzetto olandese che si dice devastato dall'astinenza da funghi e erba...eeeeeeh caro te. Non tutto il mondo è l'Olanda, per fortuna.

Next stops: Remarkable Rocks, Admiral's Arch, Cape Boda Lighthouse.
Per vs info, le Remarkable Rocks sono state letteralmente sputate fuori dalla Terra, è magma che a un certo punto si è trovato a fuoriuscire dalla crosta terrestre e quindi a cristallizzarsi, in seguito modellato dagli agenti atmosferici. Amazing Gaia.












Giornata indimenticabile.
Il canguro che mi ha dato un bacino sulla guancia attraverso la recinzione, la piccola Joey che mi annusa il viso, il koala che si stira goduto mentre gli gratto la schiena, e il tappeto infinito di stelle , hanno completamente fatto svanire nel nulla gli ultimi mesi di preparativi, pensieri, rimuginamenti, incertezze, paure, rotture di palle varie, incidenti di percorso che hanno messo a rischio tutto l'ambaradan. Ora siamo qui, e non vorrei essere in nessun altro posto al mondo. Right here, right now. Cosa o dove sarà dopo non m'interessa. Finalmente.