domenica 5 maggio 2013

QUEENSLAND: the Place to Be - PORT DOUGLAS

Eravamo rimasti a Cairns, nel claustrofobico ostello per ggggiovani casinari.
Seguendo il suggerimento del canadese che la sapeva lunga, prenotiamo l'ostello Dougies Baclpackers a Port Douglas. Sempre Queensland, sempre più a nord, sempre più caldo. A Cairns passa a caricarci il colorful bus del Dougies che gratuitamente fa su e giù 3 volte a settimana, in concomitanza con la “discesa in città” dei gestori per rifornimenti (quando apre il carrello bagagli per lanciare i nostri zaini è PIENO semplicemente di casse di birra di ogni marca...).
Il tizio ci offre anche un bus lollipop, per addolcire il viaggio..e comunque non ce ne sarebbe bisogno: la strada è bellissima. Captain Cook Highway è la strada che costeggia tutta la costa est del Queensland fin su a Cape Tribulation. Km di strada rasomare che mostrano spiagge lunghissime e sempre deserte. SS passa il tempo con la testa fuori dal finestrino per sentire il vento e immaginarsi di star percorrendo quei km in moto...finchè il BB non la cazzia perchè la tipa di fianco ha i capelli tutti sparati per aria. Embè? Se non si lamenta vuol dire che va bene così, anche perchè ci sono 40° quindi un po' d'aria non fa male. E se le da fastidio che si leghi i capelli. Se non voleva scompigliarsi la piega aveva solo da non venire in queste terre selvagge. Tsk.

Il guido prima di scaricarci in ostello ci fa anche fare un giretto di Port Douglas per mostrarci le facilities principali, e molto carinamente ci porta anche nel punto panoramico più alto, che se volessimo raggiungerlo a piedi perderemmo milza, fegato e polmoni tutti in un colpo. Mai visto un veicolo salire da una strada tanto ripida. Specialmente se carico di valchirione teutoniche grondanti burro da ogni poro...


Lì scopriamo anche di essere circa 15.000 km da casa. Sulla bussola non c'è né Torino né Roma, l'Italia non se la filano. Ma ci tariamo su Parigi. Nostro malgrado.


Veniamo quindi scaricati al Dougies, dove veniamo accolti da uno staff...o in palese botta da oppiacei, o spaventosamente felici della propria esistenza passata al check in di un ostello. Non ricordo di essere mai stata così tanto rintronata e ipnotizzata dal parlare a ruota libera. Alla fine la guardavo e annuivo ma il mio cervello galleggiava in un mare di gelatina colorata. Probabilmente stava esalando gli oppiacei di cui sopra e li ho innavertitamente inalati. Indubbiamente però tanta vitalità era contagiosa. Bell'accoglienza! E non era la classica finta vitalità da animatore di villaggio. Era proprio vera.
Beh. Il posto sembra carino. Tutti minibungalow con passerelle e tettoie in legno, immersi tra le piante tropicali, piscinetta, luci colorate di notte che illuminano la vegetazione e tutto il resto. Ma capisco che è il posto GIUSTO quando trovo sparse in giro le amache! Quand'ero piccola pensavo che nella vita non desideravo grandi cose. Mi bastava poter vivere in una catapecchia ammuffita purchè ci fosse qualche metro quadrato di verde intorno e un'amaca. Mi ci sono fiondata per scoprire se era ancora così...e in effetti sì. Continuo a non desiderare grandi cose. Un'amaca sotto due piante, un gatto che mi ronfa addosso mentre leggo e un cagnolino che scava buche lì intorno. Fatto sta che basta iniziare a dondolare sull'amaca per ritrovarmi anch'io in botta entusiastica come la tipa del check-in. E' bello quando le cose che ci riempiono di vero entusiasmo sono le più piccole e stupide, come i bambini.

Perfette per occultarsi agli occhi del mondo...in tipico stile SS.


  


Anche qui la fauna locale viene a darci il benvenuto:

La vite è stata volutamente tenuta nello scatto per
darvi un'idea di quanto fosse piccolo questo gechino...


Wanna play hide and seek with me?
You foolish...
E lui!


Purtroppo non siamo riusciti a fargli foto decenti perchè sgattaiolava freneticamente nel buio senza sosta...ma è un bandicoot! Una specie di topo gigante ma col marsupio, col muso affilatissimo ed elegante, che vagava per i cespugli e il prato appena scendeva il buio, annusando ovunque in cerca di cibo. Ho sentito dell'aria sui piedi e c'era questo ratto gigante ma col musetto simpatico che mi sniffava i piedi :D e ovviamente, ho iniziato a inseguirlo dappertutto...Teti, lo so è un ratto, ma inseguo proprio qualsiasi animale...insetti a parte. Probabilmente era anche un po' cieco come una talpina perchè si lasciava avvicinare senza che si rendesse conto di cosa succedeva, ma appena sentiva un rumore nelle vicinanze scappava.

Cosa dire su Port Douglas. Cittadina di mare molto carina, con diversi resort di lusso ma che s'intuiscono a malapena attraverso la boscaglia tropicale. Anche qui niente di invasivo. Niente di particolarmente eccezionale da segnalare, ma è bella la natura in generale. Da qui si può partire per tante escursioni, a caccia di balene e delfini, a fare snorkeling sulla barriera corallina, alle Mossman Gorges (gole di acqua dolce), arrivare fin dove la strada finisce a Cape Tribulation...ma alla fine noi abbiamo optato, dato il poco tempo, di goderci il Dougies e un po' di relax, così che sono riuscita a far fuori quasi 3 libri in 3 giorni. E il BB...beh non lo so, avrà battuto tutti i suoi record a qualche gioco per ipad di cui mi rifiuto di conoscere anche solo il nome...
Anche perchè coi JelliFish di mezzo (sì anche qui) non è proprio il periodo ideale per fare snorkeling, per quanto i tour si facciano comunque e ti facciano affittare una stinger suit, una tutina di licra che dovrebbe proteggere dalle meduse. Una specie di burkini insomma. Qui gli arabi integralisti sarebbero avvantaggiati. Peccato che non ne abbiamo praticamente visto neanche l'ombra. In un mese di girovagare abbiamo visto DUE donne col chador, quindi la versione soft del velo, che copre solo i capelli. E forse DUE uomini di colore. E' un po' distante come luogo di emigrazione da scegliere. Per arrivare in USA c'hanno pensato secoli di schiavitù, ma per arrivarci volontariamente l'Europa è più vicina. Qui è ovviamente terra di emigrazione più che altro di Filippini e ogni altro popolo con gli occhi a mandorla. Oltre naturalmente agli italiani.

In ogni caso, la spiaggia di Port Douglas di chiama 4 mile beach, ed è effettivamente una distesa di sabbia a perdita d'occhio, con alle spalle una striscia di boscaglia. Una versione tropicale della Versilia, con le palme al posto dei pini marittimi. Con la differenza che una noce di cocco, se ti centra, ti fa secco, una pigna è già più difficile. Ma naturalmente qui, se al mattino non esci di casa dovendo correre almeno un rischio mortale, la vita è noiosa...
Essendo periodo di JellyFish, la balneazione è vietata se non all'interno di un'apposita barriera antimeduse...qui la natura si prende la rivincita sull'uomo. Siamo noi a dover essere rinchiusi in una rete. Da naturalista, mi piace come contrappasso sull'uomo! Ma mi rifiuto di fare il bagno in una gabbia. Fanculo. Aspetterò la stagione giusta, altrimenti qual è il gusto di nuotare in mare se non hai quel senso di libertà?
La spiaggia è quindi battuta più che altro da sparuti kite surfers e da camminatori voraci.




La rete anti-meduse...o forse anti-uomo.


La cosa bella è che il vento soffia talmente forte da riempirti le orecchie e invadere del tutto la mente, rendendo impossibile qualsiasi altro pensiero. Puoi anche cantare a squarciagola ma nessuno ti sente, se non forse qualcuno a un km più dietro di te. Camminando da sola una mattina, mi è venuto da cantare questa, non so perchè visto quant'è malinconica. Chissà a chi sarà arrivata.


Decidiamo anche di testare la cucina locale.


Ovvero i famosi (per chi ha frequentato paesi anglofoni) spaghetti in lattina che già 15 anni e più fa vedevo sugli scaffali dei supermercati UK. La curiosità è forte e anche già sapendo perfettamente che ci faranno schifo, proviamo a testarli. Basta mezza forchettata per farli finire direttamente nello scarico del Dougies. Ora, io non sono affatto una schizzinosa nel mangiare, ho campeggiato selvaggiamente inforchettando robe direttamente dalla lattina senza manco poterle scaldare, e non sono nemmeno appassionata di pasta, che se va bene, cucino una volta ogni 6 mesi. Ma quella roba è IMMONDa. Gli “spaghetti” appena sfiorano la lingua o il palato si disfano in poltiglia (senza minimamente masticare) e hanno la consistenza del pongo, il sugo è una specie di ketchup rancido e le polpette, giuro, hanno la stessa consistenza, odore e aspetto dei bocconcini per i gatti. Ora capiamo perchè sono tutti esaltati dalla cucina italiana quando vengono da noi in vacanza. Eccerto fijoj...se la Heinz di sta cippa vi fa credere che QUESTI siano spaghetti col sugo!!!
Sapevamo che il test avrebbe dato un esito disastroso, ma non ci aspettavamo così tanto. Ci siamo sacrificati per amor di scienza e conoscenza.
Mapppercorpodimillebalene! Ormai il cibo del diavolo era entrato in circolo dando i suoi deleteri effetti sulla psiche...


Pur non avendo fatto granchè, ci dispiace davvero lasciare il Dougies, anche qui come a Kangaroo Island, per l'idea, il concetto e il mood che gli stanno incollati come un'ombra.
Ma si guarda avanti e mai indietro.

Nessun commento:

Posta un commento